La scomparsa di Roberto Sottile

Cari Soci,
molti di Voi hanno già appreso la notizia dolorosa della improvvisa scomparsa di Roberto Sottile. Ringrazio quanti hanno espresso il loro cordoglio. Roberto Sottile aveva da poco compiuto cinquant’anni. È stato un grande docente, uno studioso originale e infaticabile, un riferimento importante nella attività istituzionale del nostro Centro. Per il gruppo dei linguisti palermitani, una perdita dolorosissima. Lo ricorderemo con grande affetto.

Giovanni Ruffino


Testo letto lunedì 9 agosto 2021 in occasione del saluto al nostro indimenticabile Roberto Sottile

Pensavamo di essere la tua seconda famiglia, noi amici del gruppo di ricerca dell’Atlante Linguistico della Sicilia. In questa manciata d’ore abbiamo capito di essere soltanto una delle tante meravigliose famiglie che riuscivi a costruire e di cui riuscivi a circondarti. Quella degli studenti che ti ricordano dopo anni come persona attenta e sensibile; quella degli editori che ricevevano da te proposte sempre originali e intelligenti; quella dei musicisti che hai fatto diventare informatori e collaboratori di progetti artistici ma anche scientifici; quella dei colleghi sparsi per il mondo con cui intessevi rapporti mai strumentali, ma sempre affettuosi e generosi.

Ecco, la generosità. La prima dote che vogliamo di te menzionare. Di una generosità che passava a volte attraverso lo scherzo, a volte attraverso lo sprone. Che si trattasse di sistemare libri sulle scansie o scrivere un verbale, sbobinare registrazioni o partecipare a un bando, la tua risposta era sempre “presente!” Anche gli studenti sperimentavano questa tua disponibilità nel modo con cui ti approcciavi alla didattica: mai prevedibile, mai banale, mai annoiata. I tesisti erano da te seguiti con attenzione e sollecitudine. L’ultimo volume che vedrà la luce senza di te nasce dalla collaborazione con un intero corso di Italianistica: ragazzi a cui hai insegnato un metodo, hai fornito un occhio indagatore, hai dato un’occasione di analisi nuova. Perché in te, Roberto, la vita professionale non era lavoro asettico, ma era circolo di affetti, di induzione a migliorarsi per crescere tutti insieme, studenti e docenti, senza lo schermo della superiorità, ma sempre con quello dell’apertura mentale e della curiosità, soprattutto per le giovani generazioni. E questo dicevi: “siamo noi che dobbiamo pensare alle future generazioni di linguisti e dialettologi, glielo dobbiamo fare capire noi che è importante, ma sta a noi costruire anche le condizioni”.

La curiosità. Studioso mai ristretto dentro un ambito, non c’era quasi argomento linguistico che non ti interessasse e che non approfondissi con rigore scientifico, sapienza e intuito: dalle lingue africane ai linguaggi giovanili, dalla toponomastica alla comunicazione mediata, dall’etimologia all’etnodialettologia, dalla sociolinguistica all’analisi letteraria. Lavorare con te portava ad arricchimenti costanti, perché andavi in profondità senza essere pedante. Hai tracciato strade di ricerca su cui altri scriveranno, ma mancheranno gli ingredienti che hanno costituito il tuo unicum: la sagacia e la capacità di maneggiare strumenti metodologici diversi. In questo ultimo anno di insegnamento a distanza ti abbiamo visto sullo schermo circondato dai tuoi ordinatissimi libri, che erano la tua alimentazione ma anche il tuo divertimento. Ovunque riuscivi a scorgere l’elemento unico, inedito, l’argomento da approfondire, la nota da aggiungere. La linguistica era il tuo modo per fare militanza, per conoscere i territori, le storie, i movimenti, i cambiamenti. Forse eri l’unico di noi che riusciva a farsi piacere anche gli aspetti amministrativi, finanziari e burocratici del nostro lavoro, prestandosi a fare da supporto a chi, invece, si perdeva dietro ai commi dei Regolamenti. Sei stato un moltiplicatore di energia per noi tutti: hai alimentato tra sorrisi e battute, consigli e indicazioni le nostre quotidianità. La curiosità ti portava ad attraversare ambiti di ricerca in maniera eclettica, ma mai superficiale, perché ogni tuo intervento – ad un convegno internazionale come sul web – era costruito con serietà.

La serietà. Ti abbiamo visto nelle vesti di attore, di cantante, di fascinoso presentatore radiofonico e tra qualche tempo ti avremmo scoperto anche in quelle di romanziere. Eppure in questa apparente eccentricità non c’era improvvisazione. Nulla era passatempo fine a se stesso, ma in qualche modo stava dentro un progetto culturale che andavi delineando con una visione ampia, armoniosa, in cui dalle Madonie ti allargavi all’intera Sicilia con studio, programmazione, organizzazione certosina. Eri serio quando ti occupavi di cose leggere ed eri leggero quando ti occupavi di questioni più tecniche e serie. Riuscivi a stare dalla parte giusta, ogni cosa proponessi o facessi, perché prima che al cervello rispondevi al cuore.

E proprio la tua affettuosità è la perdita più grande. Affetto, tenerezza, cura, bontà, sensibilità nel cogliere gli stati d’animo, di mettere in discussione punti di vista. Dobbiamo ammettere che sei stato tu a tenerci tutti uniti: quando avvenivano eventi che sembravano spezzare rapporti consolidati, tu facevi da ponte, da collante, da mediatore. Non avresti potuto lavorare e vivere senza la ricostruzione del “ghenos”, dell’unità della famiglia di studio a cui non facevi mai mancare le giuste attenzioni e ogni tanto gli strapazzi.

Vorremmo dire qualcosa di brutto su di te, giusto per non disperarci oltre ogni limite, giusto per trovarti un difetto. Ma l’unica cosa a cui pensiamo adesso è che sei andato via troppo presto, senza concederci un bis, un ripensamento, un saluto con la tua voce inconfondibile. Siamo stati fortunati ad averti come amico, ti siamo grati di esserci stato in tutte le occasioni e ti auguriamo un viaggio sorprendente, all’altezza della tua bellezza e dei tuoi talenti. Eugenia e Mauro saranno più di prima una parte irrinunciabile delle nostre vite.

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