Bollettino n. 33 / 2022

 

 

 

AUTORE |  
TITOLO |   Bollettino n. 33
Curatore |  
collana |   Bollettino CSFLS
anno |
pagine |
ISSN |
2022
364
0577-277X
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* disponibilità |
  € 35,00
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SOMMARIO

Rosario Coluccia, Ancora sui Poeti della Scuola siciliana e Dante: terzo tempo - Alessandro De Angelis, Istrani mi sono - Laura Ingallinella, «Apparichata su, Signuri meu»: un inedito volgarizzamento mariano della Legenda aurea nella Palermo di fine Quattrocento - Roberta Romeo, Due preghiere in volgare siciliano del sec. XV (ms. Palermo, Biblioteca Centrale della Regione Siciliana, I. A. 6, cc. 73r-75v) - Ferdinando Raffaele, Scritture esposte in volgare siciliano. VII. Le didascalie siciliane de La Madonna del Carmelo, nella chiesa del Carmine a Corleone (PA) - Rossella Mosti, Il Vocabolario del Siciliano Medievale (VSM): primi risultati, riflessioni e prospettive - Dario Burgaretta, ‘Carràn’: cornuto. Onore, ingiurie e scomuniche nella comunità ebraica siciliana del XV secolo - Vito Matranga, Innalzamento delle vocali medie toniche in contesto di /a/ finale in un’area della Sicilia centrale - Giulio Scivoletto, Aspetti di testualità dell’Italiano popolare tra oralità e scrittura - Christian D’Agata, Antonio Di Silvestro, Antonio Sichera, Edizione critica, edizione digitale, hyperedizione. “Il fu Mattia Pascal” come paradigma dell’Edizione digitale dell’Opera Omnia di Luigi Pirandello - Salvatore Claudio Sgroi, Innocenzio Fulci: misconosciuto grammatico siciliano del primo Ottocento

 

RIASSUNTI / ABSTRACT

Rosario Coluccia, Ancora sui Poeti della Scuola siciliana e Dante: terzo tempo

Il lavoro presenta un censimento analitico di fenomeni linguistici (fono-morfologici, sintattici e lessicali) che, a partire dai Siciliani, si trasmettono ai rimatori delle generazioni successive, fino a Dante. In questa prospettiva, alcuni tratti di originaria matrice siciliana si insediano nel patrimonio della lingua poetica (di vario livello), altri (meno diffusi) si affievoliscono più o meno rapidamente, infine esaurendosi. Sintomatico è in proposito l’atteggiamento di Dante, che nelle fasi giovanili e più sperimentali è relativamente disponibile ad alcuni moduli siciliani (pur accortamente selezionati), distaccandosene via via che raggiunge la pienezza stilistica e si scioglie così dal nodo in cui erano rimasti invischiati i suoi predecessori, anche i più attrezzati.

The work presents an analytical census of linguistic phenomena (phono-morphological, syntactic and lexical) which starting from the Sicilians, and are transmitted to the rhymers of successive generations, arriving to Dante. In this perspective, some features of the original Sicilian matrix settle in the heritage of the poetic language (of various levels), others (less widespread) fade more or less rapidly, finally running out. In this regard, Dante’s attitude is symptomatic, who in his youthful and more experimental phases is relatively available to some Sicilian modules (albeit carefully selected), detaching himself from them as he reaches stylistic fullness and thus frees himself from the knot in which the its predecessors, even the best equipped.

Alessandro De Angelis, Istrani mi sono

La forma aggettivale istrani, che appare nel v. 112 del Contrasto di Cielo d’Alcamo, è generalmente interpretata come maschile singolare, con apocope della vocale finale: l’uomo si dichiarerebbe istrani[o] (o istrani[u] ) ‘estraneo, forestiero’, in mezzo alla bona iente (il pubblico). Un esame analitico delle abitudini del copista rivela tuttavia l’integrazione della vocale finale onerosa: nel ms., infatti, le parole sono generalmente notate in scriptio plena, senza apocope (della sola vocale o dell’intera sillaba finale). Istrani andrà dunque interpretato come maschile plurale, contrapponendosi, come antonimo, ad amici e parenti del v. 111, a significare l’assenza di legami intimi tra l’uomo e la bona iente. non è da escludere che in tale contrapposizione istrani presenti un valore più specifico, quello di ‘non imparentato’, attestato nelle varietà meridionali estreme moderne e recuperabile anche per il siciliano antico.

The adjective istrani is attested in verse 112 of the Cielo d’Alcamo’s Contrasto. It is generally understood as m.sg., with the apocope of the final vowel: the man would declare himself as istrani[o] (or istrani[u] ) ‘stranger, foreigner’, among the bona iente (him audience). However, an analytic review of the copyist’s practices shows that the restoration of the final vowel is costly. Indeed, in the manuscript the words are generally spelled in scriptio plena, without apocope (both of the final vowel and the final syllable). This being the case, istrani has to be understood as m.pl. It can represent the antonym of amici and parenti of v. 111 (‘friends’ and ‘relatives’), by underlining the lack of intimate bonds between the man and the bona iente. It is possible that it would have the more specific meaning ‘unrelated’, which is attested in the extreme southern Italo-Romance varieties and it seems retrievable from Old Sicilian too.

Laura Ingallinella, «Apparichata su, Signuri meu»: un inedito volgarizzamento mariano della Legenda aurea nella Palermo di fine Quattrocento

Il contributo propone l’editio princeps e lo studio del De assumpsione, un volgarizzamento siciliano del capitolo della Legenda aurea di Iacopo da Varazze (1228-1298) dedicato all’Assunzione della Vergine. L’analisi del rapporto del volgarizzatore siciliano con la fonte latina, frutto di secolari dibattiti di carattere teologico su un racconto di natura sostanzialmente apocrifa, rivela un profilo capace di negoziare, compendiare e modificare i materiali a sua disposizione verso interessi di carattere devozionale. La facies linguistica del volgarizzamento coincide con la datazione proposta per il suo unico testimone, il ms. Palermo, BCRS “Alberto Bombace”, 2-Qq-B-91, noto agli studiosi perché ci conserva le opere in versi Antoni di Olivieri e Marcu lu Grandi e il volgarizzamento siciliano di capitoli dal Tresor di Brunetto Latini. Importanti dati interni a questo manoscritto permettono infine di localizzarne la produzione di questo manoscritto a Palermo. La storia di questo manoscritto fu legata a importanti personaggi quali il padre domenicano Paolo Gallo, il cui intervento su numerosi codici e stampe permette di ricostruire un interessante momento della circolazione libraria a Palermo.

This paper offers the first critical edition and study of De assumpsione, a translation into Sicilian of the chapter on the Assumption of the Virgin found the Golden Legend by Jacobus de Voragine (1228-1298). The Sicilian translator’s approach to his source, whose features result from centuries-long disputes over an essentially apocryphal narrative, reveals a profile that negotiates, selects, and modifies the materials to which they have access, molding them in order to meet primarily devotional interests. The linguistic features of De assumpsione match the dating of the manuscript that preserves this text, Palermo, BCRS “Alberto Bombace”, MS 2-Qq-B-91. This manuscript is renowned among scholars of medieval Sicily because it preserves Antoni di Olivieri’s and Marcu lu Grandi’s poetic works as well as a Sicilian version of selected chapters from Brunetto Latini’s Tresor. Internal data from this manuscript shows that it was produced in Palermo. Its story is tied to relevant historical figures such as Dominican friar Paolo Gallo, whose interventions on many codices and early prints reveal an exciting phase of the circulation of books in Palermo.

Roberta Romeo, Due preghiere in volgare siciliano del sec. XV (ms. Palermo, Biblioteca Centrale della Regione Siciliana, I. A. 6, cc. 73r-75v)

L’articolo propone la nuova edizione di due preghiere siciliane in forma femminile tràdite dal ms. Palermo, Biblioteca Centrale della Regione Siciliana “A. Bombace”, I. A. 6, già note grazie all’edizione curata nel 1940 da Angela Daneu Lattanzi, meritevole di averne individuato i rispettivi modelli in due orazioni latine per la comunione attribuite a san Tommaso d’Aquino. L’accesso ai corpora elettronici (Corpus Thomisticum, Corpus TLIO e Corpus ARTESIA) e la possibilità di collazionare questi testi con due collaterali toscani editi da Mario Bocci nel 1957 hanno consentito di: a) delineare il contesto storico-culturale in cui furono prodotti; b) indagarne ulteriormente i rapporti con le fonti latine; c) ricostruire, almeno parzialmente, il ramo della tradizione volgare cui appartengono.
L’edizione delle due preghiere è corredata da uno studio della tradizione nota (presentata in sinossi), dall’analisi delle tecniche traduttorie e da un commento linguistico.

This article presents the new edition of two female preyers written in vernacular Sicilian and stored in the manuscript Palermo, Biblioteca Centrale della Regione Siciliana “A. Bombace”, I. A. 6, already known through the edition by Angela Daneu Lattanzi, who had identified their respective models in two Latin prayers for communion attributed to St. Thomas Aquinas. Thanks to access to electronic corpora (Corpus Thomisticum, Corpus TLIO and Corpus ARTESIA) and comparison with two Tuscan versions of these texts edited by Mario Bocci in 1957, it was possible to outline the historical-cultural context in which they were produced, and further investigate their relationship with Latin and Vernacular sources.
The edition of these preyers is accompanied by the study of their tradition (in synoptic edition), an analysis of translation techniques and a linguistic commentary.

Ferdinando Raffaele, Scritture esposte in volgare siciliano. VII. Le didascalie siciliane de La Madonna del Carmelo, nella chiesa del Carmine a Corleone (PA)

Proseguendo le ricerche sulle scritture esposte in volgare siciliano, l’articolo esamina le didascalie presenti nel dipinto raffigurante la Madonna del Carmelo custodito presso la Chiesa del Carmine di Corleone (PA). Dopo avere preliminarmente vagliato i contenuti della pittura, si procede alla trascrizione delle scritture, al loro esame linguistico, alla messa a fuoco del loro rapporto con la figurazione del dipinto e con le fonti agiografiche. I testi sembrano databili al terzo o al quarto decennio del secolo XVI – ricadono dunque in un periodo in cui nell’uso scritto si registra il progressivo passaggio dal volgare siciliano a quello toscano – e denotano una facies linguistica siciliana con elementi di tipo toscano.

On the basis of previous research into inscriptions in Sicilian vernacular, this article examines the captions in Sicilian vernacular which accompany a picture dedicated to the Virgin Mary of Mount Carmel in the Church of Carmine in Corleone (PA). After reviewing the content of the painting, the article moves on to the transcription of the writings and the linguistic analysis of the captions; it then focuses on the relationship between the written text, image, and hagiographic sources. The captions date back probably to the third or fourth decade of the sixteenth century – a period when the transition from the Sicilian to the Tuscan vernacular occurred – and denote a Sicilian linguistic facies with Tuscan-type elements.

Rossella Mosti, Il Vocabolario del Siciliano Medievale (VSM): primi risultati, riflessioni e prospettive

Nel contributo si presentano i risultati prodotti ad oggi dal cantiere del Vocabolario del Siciliano Medievale, che festeggia le prime 250 voci redatte (133 delle quali sono pronte per la pubblicazione on-line), e si forniscono indicazioni normative puntuali relative all’ultimo assetto della scheda lessicografica. La descrizione dei vari punti della struttura della voce offre qualche spunto di riflessione in merito. nella parte finale dell’articolo si accenna brevemente alle prospettive future di avanzamento del Vocabolario. Tra le voci di prossima pubblicazione, alcune delle quali sono anticipate in questa sede, meritano particolare attenzione quelle ancora vitali nel siciliano moderno, che consentono allo studioso di cogliere meglio le differenze nella continuità, siano esse solo sfumature semantiche oppure radicali variazioni di significato.

The contribution presents the results produced to date by the ongoing work on Vocabolario del Siciliano Medievale, which celebrates the first 250 edited entries (among which 133 are ready for on-line publishing). The paper also provides accurate normative indications relative to the last configuration of the lexicographic entry, and this offers some points for reflection. In the final part, the future perspective on the progress of Vocabolario are briefly mentioned. Among the entries to be published, some are anticipated in this work. Particular attention is dedicated to the ones surviving in the modern Sicilian language that allow the researcher to better catch the differences in the continuity, being them only semantic nuances or radical variations of meaning.

Dario Burgaretta, ‘Carràn’: cornuto. Onore, ingiurie e scomuniche nella comunità ebraica siciliana del XV secolo

Gli atti di un processo tra due ebrei siciliani del XV secolo, scaturito da una lite per lotte di potere e trasceso fino agli insulti sul reciproco onore personale, aggiungono un importante tassello alla conoscenza del complesso mosaico delle lingue parlate o scritte dagli ebrei di Sicilia fino all’espulsione del 1492. L’utilizzo del giudeo-arabo fra gli ebrei dell’isola, almeno come lingua scritta, è ormai ben documentato da vari decenni. Scarse sono invece le documentazioni che ne riguardano l’uso come lingua parlata, ancor più se informale e colloquiale, come nel caso qui preso in esame. L’articolo si focalizza in particolare sull’utilizzo, riportato negli atti, di un termine in arabo dialettale (carràn) che, per le sue caratteristiche fonetiche e morfologiche, dà conferma del fatto che il giudeo-arabo utilizzato dagli ebrei siciliani appartenesse alle varianti di medio-arabo occidentale. La prima parte dell’articolo propone un breve excursus sul termine ravaglusu, che negli atti processuali in oggetto è associato al termine arabo carràn.

The proceedings of a trial between two Sicilian Jews of the 15th Century, originated from a dispute over power struggles and transcended to insults on mutual personal honour, add an important piece to the knowledge of the complex mosaic of languages spoken or written by the Jews of Sicily up to their expulsion in 1492. The use of Judeo-Arabic among the Jews of the island, at least as a written language, has been well documented in recent decades. On the other hand, there is little documentation concerning its use as a spoken language, especially if informal and colloquial, as in the case examined here. The article focuses in particular on the use, as reported in the documents, of a term in dialectal Arabic (carràn) which, due to its phonetic and morphological characteristics, confirms the fact that the Judeo-Arabic used by Sicilian Jews belonged to the variants of Western Middle Arabic. The first part of the article offers a brief excursus on the Romance term ravaglusu, which in the procedural documents in question is associated with the Arabic term carràn.

Vito Matranga, Innalzamento delle vocali medie toniche in contesto di /a/ finale in un’area della Sicilia centrale

Le varietà della Sicilia centrale sono notoriamente caratterizzate dalla presenza di alcuni fenomeni vocalici (tra questi, la metafonia e l’abbassamento di i/u toniche in parole che presentano le stesse vocali in posizione finale), sui quali esiste ormai un’ampia letteratura. Quasi ignoto è, invece, il fenomeno più particolarmente preso in esame in questo saggio: l’innalzamento delle vocali medie toniche e/o in contesto di a finale che interessa una piccola e compatta area della provincia di Caltanissetta e che interviene a complicare ulteriormente il quadro delle dinamiche vocaliche nella Sicilia centrale.
Sulla base dei dati emersi dalla misurazione delle frequenze in Hz delle formanti (F0, F1, F2) delle vocali di entrambe le varietà del repertorio linguistico di Campofranco (CL), si valutano, in questo saggio, alcuni aspetti delle dinamiche riguardanti la relazione tra vocali toniche e vocali finali. Ciò, non per proporre ipotesi alternative, sul piano teorico, a quelle finora espresse, ma più semplicemente per evidenziare alcuni aspetti che sembrano suggerire ulteriori riflessioni e altre mirate indagini sul vocalismo sia del siciliano che dell’italiano non soltanto della piccola area segnalata in questo saggio.

Central Sicilian varieties are notoriously characterised by the presence of certain vowel phenomena (among them, metaphony and the lowering of stressed i/u in words with the same vowels in final position) and a rich literature focuses on them. The phenomenon more particularly examined in this essay, however, is almost unknown yet. It concerns the rising of the stressed middle vowels e/o when -a is in final position affecting a small and compact area in the province of Caltanissetta. Of course, it further complicates the picture of vowel dynamics in central Sicily.
Some aspects of the dynamics concerning the relationship between stressed vowels and final vowels are evaluated, in this essay, on the basis of the data that emerged from measuring the frequencies (Hz) of the formants (F0, F1, F2) of the vowels of both varieties in the linguistic repertoire of Campofranco (CL). This, not in order to propose alternative hypotheses, on a theoretical level, but just to highlight some aspects that seem to suggest further reflections and other targeted investigations into the vocalism of both Sicilian and Italian not only of the small area reported in this essay

Giulio Scivoletto, Aspetti di testualità dell’Italiano popolare tra oralità e scrittura

Questo articolo offre una riflessione sulla testualità dell’italiano popolare, prendendo in esame il carteggio Di Raimondo, la corrispondenza epistolare di una famiglia siciliana di contadini semi-analfabeti durante la prima guerra mondiale. A partire da una sintesi del trattamento della testualità dell’italiano popolare, si sostiene l’opportunità di risolvere la sovrapposizione teorica tra livello testuale e modalità scritta o parlata. Il contributo empirico di questo studio consiste nell’analisi della riformulazione, la relazione logica di composizione testuale per cui un elemento viene
rielaborato per essere chiarito o parzialmente modificato. Tale analisi permette in ultima analisi di soppesare il rapporto tra interferenza e semplificazione da un lato, e tra oralità e scrittura dall’altro, per una migliore comprensione della testualità dell’italiano popolare.

This is article offers a reflection on the textuality of italiano popolare, taking into consideration the Di Raimondo correspondence, i.e. the letters written by a Sicilian family of semi-illiterate peasants during World War I. The article sets out from a synthesis of how textuality of italiano popolare has been dealt with. Then, it argues to disentangle the textual level from the written or spoken mode. The empirical contribution of this study consists in the analysis of reformulation, i.e. the logical relationship of textual composition whereby an element is elaborated in order to be
clarified or partially modified. In conclusion, such analysis allows us to weigh up the relationship between interference and simplification on the one hand, and between orality and writing on the other, in order to better understand the textuality of italiano popolare.

Christian D’Agata, Antonio Di Silvestro, Antonio Sichera, Edizione critica, edizione digitale, hyperedizione. “Il fu Mattia Pascal” come paradigma dell’Edizione digitale dell’Opera Omnia di Luigi Pirandello

L’Edizione digitale dell’Opera Omnia di Pirandello, collegata all’Edizione nazionale, costituisce un’integrazione dinamica e user oriented rispetto alla staticità di quella tradizionale. Essa riunisce una molteplicità di risorse filologico-testuali, lessicali e didattiche, ponendosi al crocevia tra ecdotica, lessicografia, ipertestualità e multimedialità. Questo articolo presenta e discute i percorsi e gli strumenti dell’edizione, con particolare attenzione all’edizione de Il fu Mattia Pascal, esempio paradigmatico, ideato e realizzato in funzione delle esigenze di lettori, ricercatori, insegnanti, e allo stesso tempo ne delinea le molteplici potenzialità euristiche, in grado di offrire una lettura ‘aumentata’ e sempre attuale dell’opera di Pirandello.

The Digital Edition of Pirandello’s Opera Omnia, linked to the national Edition, represents a dynamic and user-oriented addition to the static nature of the traditional one. It brings together a multiplicity of philological, textual, lexical and educational resources, standing at the crossroads of ecdotics, lexicography, hypertextuality and multimedia. This is article presents and discusses the paths and tools of the edition, with special attention to the edition of Il fu Mattia Pascal, a paradigmatic example, conceived and implemented according to the needs of readers, researchers and
teachers, and at the same time outlines its multiple heuristic potentialities, capable of offering an ‘augmented’ and always current interpretation of Pirandello’s work.

Salvatore Claudio Sgroi, Innocenzio Fulci: misconosciuto grammatico siciliano del primo Ottocento

Si analizza la Glottopedia italo-sicula, o grammatica italiana dialettica di Innocenzio Fulci (18361, 18552), mirante all’insegnamento della lingua italiana (non senza riferimenti anche a usi tre- e cinquecenteschi) con metodologia precocemente contrastiva italiano-dialetto (pre-manzoniana e pre-ascoliana), in un’ottica puristica (senza interferenze dialettali né straniere), destinata agli studenti universitari; un testo pedagogico, ma con un’appendice per specialisti (il «colto pubblico») di analisi critica dei grammatici italiani ed europei (i «primi luminari della filologia») dal ’500 al ’700 (soprattutto gli enciclopedisti francesi) all’800, senza escludere i classici.
Una grammatica tradizionale nell’identificare i livelli di analisi con criteri formali e semantici, che affronta il problema dell’analisi sintattica della frase e del periodo sulla base di nozioni di ambito retorico, ricca di spunti sintattici e testuali moderni.
Tra l’altro distingue le subordinate in a) «dirette» i.e. ‘argomentali’ (corrispondenti alle ‘oggettive’, alle ‘soggettive’ e alle ‘interrogative indirette’) e b) «indirette» i.e. ‘circostanziali’ o ‘avverbiali’.
Il Fulci introduce altresì una serie di neologismi motivati fin nel titolo (glottopedia, e poi merologia per l’assente morfologia (1869) in alternativa al polisemico etimologia, e semiografia ‘punteggiatura’) pur senza fortuna.
Un testo non privo ancora di annotazioni diacroniche corrette per quanto riguarda per es. la formazione degli avv. in -mente tra Composizione e suffissazione o il futuro.

The author analyses Innocenzio Fulci’s Glottopedia italo-sicula, o grammatica italiana dialettica (18361, 18552), regarding the teaching of the Italian language (including usages from the XIV and XVI centuries) characterized by an early Italiandialect contrastive method (before Manzoni and Ascoli), from a puristic viewpoint (without dialectal or foreign interferences) and addressed to students. It is a pedagogical text, but with an appendix – for scholars («educated people») – of critical analysis of the Italian and European grammarians (the «first luminaries of philology ») from XVI to XVII (especially the French encyclopedists) up to XIX century, without excluding classical authors.
It is a traditional grammar in the identification of the levels of analysis following formal and semantic criteria and deals with the problem of the syntactic analysis of the sentence and clauses based on rhetorical notions, with many modern concepts of syntax and textual analysis. Fulci divides clauses into a) «direct» i.e. argumentative (i.e. objective and subjective and indirect questions) and b) «indirect», i.e. circumstantial or adverbial’. He proposes – without success – some neologisms that are present in the title of his text (glottopedia ‘glottopedia’, merologia ‘merology’ indicating ‘morphology’ (1869) as a substitute for polysemic etymology, and semiografia ‘semiography’ indicating ‘punctuation’. It is a text with some correct diachronic suggestions about the formation of adverbs ending in -mente for example (if composition or suffixation), and other guesses about the future.

 

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