“Vastasi”: significato nelle varie province ed etimologia

QUESITO

da Francesco Iemolo

Vastasi”: significato nelle varie province ed etimologia.

 

LA NOSTRA RISPOSTA

di Giovanni Ruffino

Le trasmetto l'ampia voce vastasu del nostro Vocabolario storico-etimologico del siciliano.

vastásu s. m. e agg. ‘facchino’ (1292, in lat.; av. 1347, in sic., sempre con bfi no al sec. XV), ‘trave su cui poggia il tetto’ (1785) e agg. ‘villano’ (1795), e in ultima analisi dal verbo gr. βαστάζω ‘porto’ attraverso una mediazione (forse *βαστάσιος, da cui lat. tardo o med. bastasius) i cui esiti si irradiano, oltre che in sic., lungo le coste del Mediterraneo.

(1) 1292 Barcellona [il testo pero si riferisce alla Sicilia]: «pro bibiragio seu potacione bastasiorum… pro loherio sive mercede bastaxiorum» (CodDiplReArag 2, 195); av. 1347 Palermo: «per purtatura di li armi dedi a dui bastasi…» (Rinaldi 111.5); 1380 Venezia: «per bastasi quatru chi aiutaru a purtari li consi di navi» (Rinaldi 113.355a); 1383 S. Martino delle Scale: «dedi a lu bastasi per fari purtari li libri…» (Rinaldi 134.10); 1487: «Essendo una cassa che quatro bastasi la mutarono suso…» (BEustochia 163-42-1); 1519: «bastasu homu: dietarius, baiulus, saccarius, gerulus; b. di vara: palangarius; b. valenti: corbulo, achthoforus» (Scobar 18r) e «vastasu v. bastasu: baiulus» (ib. 110r); 1522: «bastaso hic gerulus dicuntur etiam tales vastazontes» (Vall 11); 1550: «li tari 14 su chi desi ali bastasi per portato di ditti marmora» (Elefante 28); 1572 Messina: «dui bastasi per jorni dui… Janpetro Spadafora, capo di bastasi» (ASS 28, 1903, 103; si lavora per tracciare una strada); 1600 ca. Palermo: «li seggetti li portaro quattro bastasi» (Diari 1, 125); 1622 Castelvetrano: «per aver fatto carriare detti travi… da bastasi et muratori con soi manoali» (ASS 7, 1941, 221); 1650 ca. Palermo: «udirono le mogli di quei bastasi che il vicere aveva in pensiero di farli appiccare» (Diari 3, 100; prima sono stati chiamati seggiattieri); 1697: «Si accattu robba, e la fazzu purtari / di qualchi bastaseddu ntra un panaru» (Boll 3, 1955, 173); 1751 bastasu ‘bastagio’ dBono 1, 108; da Mort 1, 108 prevale il semplice rinvio alla forma vastasu, che era già nel 1754 in dBono 3, 662; trascurando la differenza nell’iniziale, il senso proprio ‘facchino’ e costante fino a NicDUr 30 e 376, VS 1, 395 e Rohlfs-Suppl 108; per v- cfr. infine VS 5, 1026; il senso agg. traslato ‘maleducato, villano’ appare nel 1795 in Pasq 5, 289 ed e costante fino a NicDUr 376 e VS 1, 395 e 5, l.c. Gli stessi sensi ha la forma invariabile vastasi, per cui basti il rinvio a VS 5, 1026.

(2) C’è poi il senso ‘travone da sostentare il tetto’: 1595 Siracusa: «per metter li bastasi per tenir lo copertizzo di detta pinnata» (ASSir serie 3a, 12, 1998, 82); 1595 Siracusa: «posti che saranno li soi bastasi seu borduni palmerizi sopra li doi pilastri» (ib. 84); dal 1785 in Pasq 1, 190 e 5, 289 e poi fi no a TrV 93 e 475 nonché in VS l.c. e RohlfsSuppl l.c.; in questo senso spesso v. e considerato sinon. di → burduni e come tale lo ha AIS 5,   863 a S. Biagio Platani, mentre a Villalba e Calascibetta e l’unica forma per ‘il trave maestro’; CasaSicOr 60 e 75 n precisa che si tratta della grossa trave su cui poggia il tetto, mentre CasaSicOcc 73 informa che così si denomina il travicello orizzontale del pagliaio a base rettangolare, che sopporta il culmine del tetto e i pali laterali. In area sic. or. e soprattutto mess. prevale l’uscita in –i: gia Vinci 36 bastasi e 259 vastasi e questa e la forma principale per NicDUr 376 e VS l.c. Cfr. piazz. bastas ‘becchino, facchino’ (Roccella 57). Cfr. cal. vastasu ‘facchino’ (NDDC 756; solo in regg. anche ‘grossa trave principale’; la voce e anche bov., in ambedue i sensi: LGII 82); nap. vastaso ‘facchino’ (D’Ambra 391, Andreoli 451); isch. vasteso ‘facchino; persona triviale, villana’ (Parascandola 281); AIS 4, 719 registra la nostra parola per ‘pigro’ al P. 701; irp. vastaso  ‘facchino’ (Nittoli 243); sal. vastasi ‘facchino; vagabondo, uomo scostumato’ (VDS 2, 801; la voce e anche otr.: LGII 82); bit. vasteuse ‘facchino, portatore; becchino; scostumato, maleducato, villano, screanzato’ (Saracino 503); rub. vastose ‘screanzato, becero’ (Di Terlizzi 137); molf. vastase ‘facchino; maleducato, sguaiato’ (Scardigno 539); bisc. vastase ‘id.’ (Cocola 216); andr. vastaise ‘id.’ (Cotugno 126); fogg. vastase ‘facchino’ (Villani 97); abr. vaštase ‘id.’ (Finamore 311, Bielli 398). SellaIt 61 attesta bastasius ‘facchino’ a Curzola nel 1214, ib. 612 vastassus a Venezia nel 1231, ib. 124 a Venezia nel 1305 (documentazione venez. molto più ricca, in lat. e volg., ma sempre dal 1231, in CortelazzoGreco 39-41), ib. 61 a Ragusa nel 1347. Il gen. ant. aveva bastaxi (AGl 2, 1876, 251 e 8, 1882-85, 331) e AIS 7, 1430 registra ancora bastaso ‘erpice’ al P. 193. It. bastagio ‘facchino’ e vivo dal sec. XIV al XVIII (Batt 2, 95a), ma li bastasci ‘i facchini’ e già a Pisa nel 1264 (Monaci 75.48); cfr. ancora ant. prov. e ant. fr. bastais ‘portefaix’ (FEW 1, 277b), cat. bastaix ‘el qui per offi ci porta pesos al coll’ (dal 1268: DECLlC 1, 714a, con vari sensi traslati che si riferiscono a oggetti di sostegno, ma non alla trave cosi chiamata in Sicilia), campid. bastašu ‘facchino’ (DES 1, 185b, dal cat.), sp. bastaje ‘ganapan, mozo de cuerda’ (DCELC2 1, 537a, dal cat.). Che v. sia in rapporto col gr. βαστάζω ‘io porto’ e nozione antica e diffusa, ripetuta anche da Avolio 31 e Sacco 1, 109; ben pià complesso e il problema delle mediazioni. REW 980 distingue tra un gr. *bastax, cui farebbero capo le forme it. ant., venez., prov., cat., e un neo-gr. wastasos, da cui le forme sic. e it. merid. DeGregorio, StGl 8, 1928, 298 respinge *βάσταξ e pensa che tutte le forme rom. siano prestito dal neo-gr. βαστάζος, ma a dire il vero c’e chi pensa che questa voce, diffusa solo nelle isole ioniche e a Creta, antichi domini venez., sia essa stessa prestito dal venez. (cosi LGII 82 e H. e R. Kahane e A. Pietrangeli, RPh 17, 1963, P. 314 e n15), anche se altri sostengono il contrario (cosi CortelazzoGreco 40). Salvioni, RDR 4, 1912, 201 (e FareSalv 980) riconduceva tutte le forme rom. a *bastasiu, che REW l.c. dice «weder lat. noch griech. Moglich», ma tale base e stata ripresa da Rohlfs, EWUG 321 e poi da AlessioLatinita 311 e DEI 454, difendendo la formazione di *βαστάσιος su βαστάζω, localizzandola nell’Italia merid., da dove il lat. med. bastasius o le forme rom. si sarebbero diffuse per via marittima; cosi ancora LGII 82 e Rohlfs-Suppl 108. Diversam. invece H. e R. Kahane e A. Pietrangeli, RPh 17, 1963, 314-5: essi partono da un gr. bastakion, attestato in un composto da un papiro del 553, il cui senso era ‘carrier, support’ e che sarebbe passato assai presto al lat. *bastacium, con cambi di suffisso secondari nelle varie aree; il senso non animato (vivo anche in sic.) sarebbe dunque piu antico di quello animato. CortelazzoGreco 39-41 non decide fra le varie ipotesi, ma KahaneByzanz non ha ripreso la propria. In ogni caso sono plausibili semanticam. sia il passaggio da ‘facchino’ a ‘trave di sostegno’ che l’inverso; ancor più banale e quello da ‘facchino’ a ‘villano’, parallelo a quello dello stesso it. facchino. Una storia completa del grecismo e ricostruita da Fanciullo-Dialetti 127-48. Per le ipotesi più recenti cfr. Minervini, RLiR 76, 2012, 162.

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